Incarico di Direttore Tecnico per Daniele Molmenti

Passaggio obbligato per tutti i grandi atleti: prima o poi bisogna smettere. In uno sport come quello della canoa slalom poi, dove l’età media delle medaglie olimpiche è di 24 anni, non è una sorpresa che un ragazzo classe ’84 come Daniele Molmenti, campione olimpionico a Londra 2012 nonché presidente della Golden Eagle Libertas, decida di appendere canoa e pagaia per fare altro.

 

Daniele, hai vinto tutto quello che potevi vincere, sei ancora l’unico al mondo ad aver vinto tutti i titoli principali e hai superato anche il tuo maestro Ferrazzi con il titolo mondiale, perché ora ti fermi?
“Dopo Londra ho provato a raddoppiare i successi ma le tante patologie dello sport d’alto livello mi hanno fatto capire che forse era un sogno troppo grande, anche per uno come me che è riuscito sempre ad andare oltre le aspettative. Un incidente in auto nel 2014 ha limitato fortemente la preparazione olimpica di Rio, e quando la direzione tecnica di allora ha valutato una mia brutta prestazione a causa di problemi fisici per premiare il giovane Giovanni, ho capito che era ora forse di cambiare attività.”

 

Gli Europei 2016 e ultima qualifica olimpica infatti, hai gareggiato con un busto a causa di una ernia “pinzata” la settimana prima. Ma quindi smetti perché fisicamente non reggi più?

“I carichi di lavoro per gli atleti di alto livello sono decisamente non salutari e se vuoi vincere quello che ho vinto devi spingere al massimo per tanto tempo. Nelle ultime due stagioni non sono mai riuscito a prendere la forma di Londra e allenarmi così non serve a nessuno.”

 

Dal primo gennaio, il Corpo Forestale cessa di esistere e ora fate parte dell’arma dei carabinieri, il tuo nuovo club è infatti il Centro Sportivo Carabinieri, come l’hai presa questa novità?
“Ho sempre ammirato l’arma dei carabinieri. Da piccolo quando vedevo la foto di mio bisnonno carabiniere in divisa, ho sempre sognato di indossarne una! Nella forestale avevo trovato un equilibrio ideale perché una volta smessa l’attività sportiva sarei rimasto in natura dove mi piace operare. Questo passaggio tuttavia non cambia le mie aspettative, anzi le migliora! Ovviamente sarà necessario un periodo di assestamento, ma la nostra situazione non cambierà di molto se non nel regolamento militare che a mio avviso, seppur rigido nell’idea comune, permette invece quella disciplina che anche nel campo sportivo è fondamentale. Io ho vinto perché avevo una mia disciplina militare nell’allenarmi e nel vivere d’atleta, ora da carabiniere sarà di certo più facile. Questo passaggio permetterà a tutti gli atleti che vogliono vincere, di farlo con rigore e maggiore professionalità.”

 

Altra novità viene dal consiglio federale F.I.C.K. che a dicembre ti aveva nominato direttore tecnico assieme a Mauro Baron ed Ettore Ivaldi.
“Mi sono proposto al Presidente Luciano prima ancora delle qualifiche olimpiche dicendo che la mia esperienza l’avrei voluta restituire come tecnico per il futuro dei ragazzi. Avere l’approvazione all’unanimità del consiglio federale della FICK mi ha reso orgoglioso. Baron ha rifiutato e con Ettore Ivaldi sono ormai diverse settimane che lavoriamo e impostiamo il lavoro delle squadre nazionali e tutta l’attività federale. C’è molto da fare ma siamo motivati e complementari nei ruoli, sicuramente un team vincente!”
 

Obiettivi?

“Creare una squadra azzurra coesa negli obiettivi è il primo passo. Successivamente andremo a scegliere i cavalli vincenti per puntare a Tokyo2020 già da protagonisti!”

 

Quindi smetti proprio l’agonismo?

“Dico la verità, quando ti piace una così tanto una cosa, non puoi di certo smetterla di farla, no? Poi correre con la canoa nera carbonio e la banda rossa con la scritta CARABINIERI è un sogno che finalmente si realizza! Sicuramente mi rivedrete anche in acqua!”

Pubblicato il 26 gennaio 2017