Rugby, XXVII Torneo internazionale di Udine. Una meta per l’amico infortunato

Articolo di Davide Scorzato – 10 anni

 

XXVII Torneo internazionale minirugby città di Udine

È domenica mattina 7 aprile e mi sto preparando per il Torneo Città di Udine, uno dei tornei più belli del Friuli. Mi chiamo Scorzato Davide e gioco a rugby da cinque anni.

 

Oggi non gioco con la mia società, il Fontana Rugby: per ricambiare un favore alla società del Pedemontana, io e 3 miei compagni di squadra oggi saremo in prestito.

 

Giocare con la maglia di un'altra società per me ha poca importanza, perché l’importante è divertirsi.

 

A questo torneo ci sono 600 bambini tra i 4 e gli 11 anni di club italiani, austriaci, sloveni e croati: i Lupi del Pedemontana Livenza, le Civette di Pordenone, San Donà di Piave, Vienna Stadt, Mladnost, Rugby Lubijana, Rugby Parabiago, Petrarca Rugby, Conegliano Rugby, Casale Rugby e i padroni di casa del’ Udine Union.

 

Arrivati al campo mi colpisce l’arrivo della banda musicale, che mentre suona davanti alla bandiera italiana, ci fa cantare l’inno in un cerchio di bambini multicolore, che si scioglie lentamente come un arcobaleno dopo la pioggia.

 

Al mattino, vengono disputate le partite dei gironi e nel pomeriggio tutte le finali.

 

Nella prima partita ci scontriamo con una squadra della Slovenia: il Lubijana. Fischio dell’arbitro, mi tremano le gambe per l’emozione, i rumori attorno spariscono, ma con il mio amico e compagno Federico ci scateniamo: vinciamo 6 mete a 4. Ci scontriamo poi con il Gorizia che superiamo 4 a 1. Perdiamo poi la terza partita contro il Casale. Finiamo le partite di girone perdendo contro il San Donà. Arrivano poi gli scontri diretti: incontriamo il San Marco.

 

Una partita combattutissima che sul pareggio di 2 a 2, a pochi secondi dalla fine, viene persa per un piccolo nostro errore. Un mio compagno sbaglia un passaggio: colpendo la testa del “pilone” avversario, la palla rotola sfortunatamente ai piedi della loro veloce ala, che si infila in un varco e segna la meta.

 

Alla fine del match mi sentivo triste perché il mio amico Federico si è infortunato al braccio durante uno scontro, e vedendolo uscire dal campo con il medico, mi ero preoccupato.

 

Vederlo uscire mi faceva sentire deluso per non averlo aiutato. Volevo segnare una meta per lui. Non ci rimane che riaffrontare il San Donà per il settimo posto. Abbiamo tirato fuori il nostro orgoglio di campioncini e siamo riusciti a vincere 4 a 5 dopo i supplementari con la regola della Golden Meta. La terza meta l’ho segnata io, e l’ho dedicata al mio amico infortunato. Il punto decisivo è stato segnato proprio dal mio compagno che aveva sbagliato il passaggio nella precedente partita e noi tutti l’abbiamo abbracciato.

 

Finisce il torneo e tutti formiamo un cerchio e urliamo forte “W il rugby”, perché alla fine della partita siamo tutti amici.

 

Nel rugby esiste il terzo tempo. In questo torneo si sono superati: oltre la pasta fatta dagli alpini di Udine, ci sono panini, succhi di frutta, prosciutto, formaggio… una bella mangiata con amici, avversari e genitori.

 

Pubblicato il 23 giugno 2019